L’azienda è su Facebook: quando il business diventa social

L’azienda è su Facebook: quando il business diventa social

Nato come gioco accademico, vale ora miliardi di dollari

Le aziende statunitensi sono state le prime a scommettere sull’impatto positivo che gli affari avrebbero riscontrato attraverso i canali sociali. Pochi anni più tardi anche le imprese europee non possono più fare a meno di comunicare attraverso Facebook, Pinterest e Twitter.


Espandere i confini nella rete

Il bisogno di comunicare è un’esigenza del mercato liberista. Promuovere il marchio e i valori dell’azienda, catturare l’attenzione dei consumatori e lanciare nuovi stimoli in un mondo frenetico in cui ogni novità si assorbe in pochissimo tempo catalizza le vendite. Ricevere feedback da parte dei propri clienti aiuta a studiare strategie commerciali sempre più aderenti alla realtà del momento.

Altro discorso merita LinkedIn, network interamente dedicato alla connessioni dell’universo lavorativo: nel tempo questa rete ha acquisito una fetta ben distinta del traffico sociale proponendo uno standard virtuale per incoraggiare i contatti tra professionisti e aziende attraverso criteri di trasparenza e dinamismo.

La locazione operativa si evolve

Acquistare tutti i dispositivi informatici che occorrono per il lavoro di ogni giorno in passato è stata la scelta prevalente, e oggi permane soprattutto nelle piccole e medie imprese.

Si tratta di una misura che ha cominciato a scricchiolare già alla fine degli anni ’90: basta pensare a quante aziende private e pubblico sfruttano ancora tecnologie obsolete, come software basati su interfacce testuali che disorientano i dipendenti e simboleggiano un’involuzione tecnologica che si paga in termini di efficienza su tutte le attività coinvolte.

È impensabile applicare lo stesso criterio per affacciarsi al web 2.0: i tempi di superamento dell’hardware e del software attuali viaggiano nell’arco del semestre, se non dei tre mesi. Investire nel possesso di tecnologie ammortabili in tempi 10 volte superiori a quelli di massimo sfruttamento significa perdere una partita a tavolino.

È qui che entra in gioco la locazione operativa: grazie ai suoi contratti “sartoriali” il parco strumenti informatici viene continuamente adeguato alle effettive e puntuali esigenze dell’azienda, che ha sempre il controllo dei costi sostenuti sotto forma di canone più facilmente trattabile nel bilancio.

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